POST 25 NOV 20 – Il patto (e lo scambio) generazionale è da tempo una mia fissazione. E’ come il Nord e il Sud del Paese, che senso avrebbe separarli? Che senso avrebbe investire sul futuro dell’Italia rinunciando alla mozzarella di bufala o alla genialità partenopea? Mettiamo insieme i saperi e i talenti. I giovani e i saggi. E andremo più lontano.
Ma se c’è un momento in cui il concetto della rottamazione appare orrido, scurrile, autolesionista, il momento è questo, esattamente questo. Se c’è un capitolo della storia umana in cui risultano essenziali non solo la lucida esperienza dei meno giovani, ma anche – prosaicamente – la loro cuccia calda, le lasagne in tavola, i loro risparmi, il loro tempo, la visione più grande e più alta di ciò che stiamo attraversando, ecco, il momento è ancora una volta questo, nient’altro che questo. E viceversa: per chi vengono fatte le lasagne? A chi sono destinati i risparmi di una vita? E un vecchio artigiano cos’altro vorrebbe farsene, della propria arte, se non lasciarla in eredità a qualcuno?
Adesso pensate alla scuola. Fate finta di avere in casa due figli di età diversa che all’improvviso, senza nessun avvertimento o presagio e senza nessun racconto o film a cui ispirarsi, si trovano quando va bene dentro a uno schermo con tante faccine annoiate e una voce nel vuoto e quando va meno bene dentro a una bolla sconnessa e solitaria in cui perfino la declinazione di rosa-rosae e le avventure di Renzo e Lucia diventano ossigeno per le loro cellule in crescita. Immaginate cento, mille, milioni di ragazzine e ragazzini congelati in un pianeta mai visto, dove gli adulti li temono e li tengono lontani, baci e abbracci sono vietati e puniti dalla legge, dove un arnese chiamato smartphone fino a ieri pietra dello scandalo deve contenere tutto, ma proprio tutto, dalla Divina Commedia agli scherzi con gli amici, dagli esami della vita alle pulsioni amorose, un pianeta dove la parola futuro è una parola vecchia e nessuno, nemmeno l’Accademia della Crusca, ne ha ancora inventata un’altra.
Ecco, a questo esercito di soldati da cui dipende il dopo, se non il futuro, e comunque il mondo che verrà per tutti loro e per chi di noi ci sarà ancora, siete disposti a dare una mano? Se la risposta è sì, fatecelo sapere. Abbiamo grandi progetti per voi.