Le lingue sono come le città, se stanno ferme muoiono. Ed è per questo che, per una professionista della comunicazione come me, i linguisti hanno sempre avuto un grande fascino. Anche solo ascoltare la storia, la genesi, l’etimologia di una parola, è sempre un nuovo viaggio, un’avventura nel passato e nel futuro.
Ma qual è il limite? Come si decide se un neologismo, creato magari dall’uso dell’inglese, può entrare a far parte del vocabolario italiano? Ho chiesto a Vera Gheno, una sociolinguista di fama nazionale e molto impegnata sui temi di attualità che riguardano la lingua italiana e l’uso che ne facciamo (anche sui social), di rispondere alle domande che tutti noi ci facciamo.
La prima puntata è una brevissima chiacchierata sull’annosa questione della declinazione al femminile di alcune professioni. E’ giusto usare parole come sindaca o ministra? E’ giusto cambiare un’abitudine così radicata come quella di considerare neutro il termine al maschile ?
Ascoltate (dura 5 minuti) e commentate. Ditemi cosa ne pensate. E se volete potete fare domande dirette a Vera Gheno.
Chi è Vera Gheno?
Sono sociolinguista e traduttrice dall’ungherese, ho collaborato con l’Accademia della Crusca dal 2000 e fino al 2019 e con Zanichelli. Insegno all’Università di Firenze, dove tengo da molti anni il Laboratorio di italiano scritto per Scienze Umanistiche per la Comunicazione, e in corsi e master di diversi atenei italiani.
Nel 2019 ho pubblicato quattro libri: “Potere alle parole. Perché usarle meglio” (Einaudi), “La tesi di laurea. Ricerca, scrittura e revisione per chiudere in bellezza” (Zanichelli), “Prima l’italiano. Come scrivere bene, parlare meglio e non fare brutte figure” (Newton Compton) e “Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole” (EffeQu).
Precedentemente avevo pubblicato: “Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi)” (2016) e “Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network” (2017), entrambi per Franco Cesati. Nel 2018, con Bruno Mastroianni, ho inoltre scritto “Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello” (Longanesi).